18 Novembre 2014
A SETTANTA ANNI DALLA SUA NASCITA COLDIRETTI CONSERVA ANCORA LA SUA ATTUALITÀ

Correva l’anno 1944 quando il 31 ottobre, Bonomi fondò la Federazione Nazionale dei Coltivatori Diretti a Roma nel Palazzo Serlupi-Crescenzi in via del Seminario, investendo la propria liquidazione, insieme a un gruppo di fidati collaboratori. Coldiretti quindi quest’anno festeggia i settanta anni di vita. Settanta anni nel corso della quale Coldiretti ha accompagnato il Paese nel suo percorso di crescita e sviluppo elevando il valore del lavoro delle campagne. Diventando per gli agricoltori un punto di riferimento nelle grandi battaglie di diritti fino ad allora negati: dalla piccola proprietà contadina passando al riconoscimento del diritto alla pensione. Cose scontate oggi, ma non allora. Nel primo congresso nazionale del 1946 Bonomi   affermò che “gli interessi, le esigenze, i problemi delle piccole aziende non collimano con quelli delle grandi imprese né si identificano con quelli dei ceti salariali. Perché, se è vero che i coltivatori diretti sono imprenditori agricoli, è anche vero che il loro reddito è prevalentemente reddito da lavoro”.
Ma cosa è rimasto oggi di quei messaggi e di quelle battaglie? Mi viene da pensare che il messaggio di allora rimane incredibilmente attuale partendo dalla riaffermazione della centralità del valore della impresa diretto-coltivatrice attraverso  il ruolo centrale della persona e della famiglia, la dignità del lavoro dei campi come atto di estrema dignità. Oggi in un paese in crisi, ancor più di identità che economica Coldiretti rimane con il suo progetto etico ed economico l’unica forza sociale capace di coniugare l’economia con l’etica, l’unica forza capace di avere un progetto che traguarda oltre la difesa degli interessi di singole categorie, in uno sforzo di sintesi che ben si coniuga con lo slogan: l’Italia che fa l’Italia.
Certamente i tempi sono cambiati,  i nemici storici contro cui Coldiretti si è battuta non ci sono più, ma la difesa della dignità del lavoro dei campi va difesa da nuovi e più temibili  nemici: la globalizzazione senza regole, la speculazione, l’inganno ed il furto di identità. La grande battaglia avviata da Coldiretti a partire dal 2000 con il progetto per la rigenerazione dell’agricoltura ha reso la nostra Organizzazione protagonista e vincente nelle battaglie contro il tentativo da parte di molti di rendere indifferenziato il cibo e le materie prime. Dobbiamo ricordare le grandi vittorie ottenute sulla etichettatura e sulla rintracciabilità degli alimenti, contro gli OGM, contro un sistema che vuole premiare le rendite e non il lavoro. Non si tratta, come qualcuno sostiene di battaglie di retroguardia,  di nicchia,  ma piuttosto di iniziative che hanno posto l’agricoltura al centro del dibattito culturale ed economico del paese. Attraverso il progetto di campagna amica siamo diventati non solo forza di rappresentanza del settore agricolo, ma abbiamo intercettato i bisogni ed i valori di milioni di cittadini che ogni giorno frequentano i mercati di Campagna Amica o  acquistano i prodotti della Filiera agricola italiana. Certo i problemi restano tanti ed ancora molti: la speculazione sul prezzo dei cereali o del latte ne sono una testimonianza ma anche su questo Coldiretti è impegnata a realizzare progetti per dare risposte di dignità ai produttori. In un paese dove le imprese chiudono o si trasferiscono al estero, quelle agricole rimangono e si rinnovano: molti i giovani che si avvicinano. Siamo e rimaniamo una organizzazione garante della Democrazia. Cosi affermava Aldo Moro, presidente del Consiglio (1974-1976) nel suo discorso ai quadri dirigenti Coldiretti il 20 maggio 1976: “La vita democratica del nostro Paese sarebbe stata drammaticamente diversa […] se i coltivatori diretti non avessero garantito l’apporto insostituibile del loro voto e del loro consenso. Voi siete i garanti della libertà del Paese”. 
Pertanto in un mese come quello di novembre dedicato alle Feste del Ringraziamento riscopriamo l’orgoglio di essere Coldiretti, eredi di un patrimonio di valori che i nostri genitori ci hanno lasciato e che noi dobbiamo custodire e far fruttare nel solco della tradizione e della innovazione