19 Maggio 2016
DALLA LEGGE SULL’ORIENTAMENTO A CAMPAGNA AMICA, LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DI COLDIRETTI

Era il 2001 quando entrò in vigore in Italia il Decreto Legge 228 noto anche come Legge sull’orientamento che andava a istituire tecnicamente una nuova configurazione giuridica e funzionale dell’impresa agricola ampliandone lo spettro delle attività di sua competenza. Una norma voluta allora fortemente da Coldiretti, che nasceva da una lettura quasi profetica di quanto discusso e detto al Summit di Rio nel 1992, quando si cominciò a pensare ad un’agricoltura non soltanto capace di produrre ma di diventare un settore strategico, da modernizzare e rendere competitivo. Un’agricoltura capace di affrontare le nuove sfide dei cambiamenti climatici, della sicurezza alimentare, della biodiversità e della salvaguardia delle risorse naturali. Da allora sono passati 15 anni, ma sembra un secolo, per i grandi cambiamenti che il nostro paese, l’Europa ed il mondo hanno vissuto. Nel 2002 per la nostra organizzazione cominciava la grande svolta, il grande progetto di rigenerazione dell’agricoltura, che sarebbe poi passata per Campagna Amica e per la capacità della nostra organizzazione di diventare il punto di riferimento non soltanto per il mondo rurale, ma anche per tutta la società civile e politica, come faro di riferimento per concepire l’agricoltura come elemento centrale per il nostro Paese, non soltanto dal punto di vista economico, ma culturale e valoriale. Expo ha rappresentato il punto di arrivo di questo passaggio, ma anche il punto di partenza per le grandi sfide che ci attendono. Siamo i custodi di una storia contadina del nostro paese, ma anche il fermento del cambiamento, capaci di essere interpreti fedeli di un progetto coerente che pone al centro la persona, la salute, la salubrità, il diritto di fare impresa nel rispetto delle regole e dell’ambiente, la biodiversità.
La cultura contadina ha segnato, in Italia più che altrove, la storia di questo Paese: preservare quel tipo di identità significa, in qualche misura, preservare l’identità italiana. La storia dell’alimentazione italiana rappresenta, per esempio, una chiave di lettura importante della storia della nazione: storia, dunque, ma anche qualità dell’ambiente, in particolare nelle aree dove l'agricoltura è in abbandono le frane aumentano, le coltivazioni si rarefanno e la vita nei piccoli paesini si spegne per spopolamento. L’agricoltura deve rappresentare per questo paese, spesso con crisi di identità e di motivazioni, l’elemento che può e che deve essere il volano del rilancio economico, e lo possiamo fare attraverso la capacità degli imprenditori agricoli di essere traino per la comunità civile, dandole identità attraverso il proprio lavoro, le proprie produzioni, attraverso quel made in Italy così tanto invidiato e copiato, purtroppo, da tutto il mondo. A chi decide chiediamo regole chiare e precise, tutela delle nostre produzioni, non attraverso dazi doganali, o muri, di così triste attualità in questa Europa, ma attraverso norme che diano riconoscibilità alle produzioni agricole, per la dignità del lavoro dei coltivatori ed allevatori che ancora oggi tra tante difficoltà ogni giorno si impegnano a rendere “bello” questo paese.